"La Calandrina" ex casello ferroviario - Volpago del M.

La data di costruzione del fabbricato, originariamente casello ferroviario, risulta essere compresa tra il 1910 ed il 1920, quando era ancora presente la ferrovia Montebelluna-Bivio Piave-Susegana a doppio binario e non elettrificata, che al tempo aveva lo scopo di attraversare il Piave e di garantire scambi commerciali.

In questo periodo sono stati costruiti numerosi caselli, tutti con stile unificato FS e pertanto molto simili tra loro, ancora presenti e visibili nel nostro territorio.

Durante la guerra la linea è stata utilizzata dall'Esercito, divenendo anche un confine fisico tra la terra rimasta italiana e quella occupata dagli invasori, che erano riusciti ad oltrepassare il Piave senza però mai riuscire ad attestarsi oltre la ferrovia in modo stabile.

Dopo i gravi danni subiti durante la prima Guerra Mondiale la linea ferroviaria ed i caselli furono ricostruiti ed il servizio fu attivamente ristabilito per anni, ma con il secondo dopoguerra il traffico decadde e la linea venne privata in gran parte del traffico merci che ne avevano determinato la costruzione; dopo la crisi dei trasporti ferroviari negli anni '60 la linea ferroviaria venne definitivamente chiusa durante il decennio seguente.

Il fabbricato oggetto di intervento si presenta come un elemento estraneo alla tradizione architettonica veneta, pur essendo ubicato all'interno di una zona prevalentemente agricola, e si potrebbe pertanto ricollegare in un certo qual modo al concetto di “archeologia industriale”, essendo testimonianza di un processo produttivo come la linea ferroviaria poteva rappresentare nella prima metà del secolo scorso.

Esso è costituito da due piani fuori terra, presenta una copertura inclinata in legno con manto in coppi, muratura in roccia omogenea, intonacatura esterna, marcapiano e cornici in cemento, finestre e porte ogivali e ad arco. Ad est è situato un piccolo edificio ad un piano con copertura ad arco ed usato in passato come magazzino ad uso del casello.

Il terreno, di tipo ghiaioso, si presenta abbastanza pianeggiante in prossimità dell'edificio, mentre nel lato est gradualmente scende di circa tre metri rispetto alla quota iniziale: questo è dovuto al fatto che in passato, qui come in altre zone di Volpago e dintorni, sono state create delle cave finalizzate al reperimento di materiale per le massicciate ferroviarie.

 

IL PROGETTO

 

L'intervento prevede la ristrutturazione del fabbricato ed il suo ampliamento verso est: l'obbiettivo del progetto è stato quello di preservare per quanto possibile l'entità dell'elemento originario, il casello ferroviario, mantenendone inalterati i prospetti o comunque l'aspetto esterno, e di creare un distacco visivo tra il vecchio ed il nuovo.

In effetti il rischio sarebbe stato quello di ottenere un unico edificio omogeneo dopo l'intervento, senza più poter disgiungere la parte storica da quella recente.

Questo scopo è stato raggiunto attraverso una congiunzione piana completamente vetrata di circa 1,50 ml. di larghezza contenente l'ingresso all'abitazione, che si prolunga lungo il lato est del casello e collega la struttura originaria con la parte in ampliamento con copertura a due falde: questo elemento trasparente prospetticamente avvicina e, al medesimo tempo, unisce i due corpi edilizi.

Questo rende anche possibile l'equilibrio dei due fabbricati per quel che riguarda la differenza di altezza, in quanto il committente necessita solo di un garage e dell'ampliamento della zona giorno, per cui non si è ritenuto opportuno creare un edificio su due livelli; tale zona ingresso rappresenta anche il punto focale di distribuzione degli spazi interni e permette l'accesso all'abitazione non solo da sud come ora avviene, ma anche da nord dove è previsto l'accesso carraio da via Carizzade.

 

Giochi di luce sullo specchio d'acqua